venerdì 18 marzo 2016

LA CITTA' SENZA NOTTE Un film come un atto psico-magico, ecco cos'è La Città senza Notte.


LA CITTA' SENZA NOTTE

Un film come un atto psico-magico, ecco cos'è La Città senza Notte.

17 marzo 2016-  a cura di Marta Abbà- Ominimilano

In programma giovedì 17 marzo alle ore 22.30 presso lo Spazio Oberdan all'interno della rassegna Sguardi Altrove tra i lungometraggi della sezione competitiva internazionale Nuovi Sguardi.
La regista Alessandra Pescetta lo ha pensato, e poi girato, “per alleviare il mio tormento emotivo” in parte legato anche al “momento storico importante in cui viviamo, dove la convivenza tra persone appartenenti a diverse culture può essere complessa e sfociare nell'incomprensione”. Ne “La città senza notte”, Pescetta fa incontrare due protagonisti “distanti”, lei giapponese e lui siciliano, che capiscono come questo senso di estraneità non dipende solo dalla diversità culturale. C'è anche “qualcosa di malato che si muove nell'aria, nell'acqua -spiega - che influenza i loro umori e le loro vite. La via di fuga da tutto questo è il sogno, dove trovano un'altra qualità di comunicazione”. Onirico, ma a tratti iperrealista nel raccontare sensazioni e situazioni e relazioni, il film in un certo senso ha voluto prendere vita “non necessariamente per volontà del regista”. Capita anche così: Pescetta racconta infatti come stesse ascoltando il “magnifico e visionario” album musicale dei Berserk! (Lorenzo Esposito Fornasari, Lorenzo Feliciati) - “era un momento in cui mi sentivo particolarmente vulnerabile” - e durante l'ascolto le è tornato in mente il suggestivo racconto di Francesca Scotti. Si intitola "La pace di chi ha sete e sta per bere", lo aveva letto pochi mesi prima, ma solo in quel momento, così particolare, quelle parole e quella storia della scrittrice milanese sono riuscite a cambiarle lo stato d'animo. 



Così, per un palesarsi di eventi successivi e non per forza logicamente connessi, è stato il film stesso a palesarsi, e con esso la giovane protagonista “instabile, molteplice, sensibile”. Viene dal Giappone, è sua “la città senza notte” ma lei esattamente come una sua coetanea milanese, di prima o seconda generazione, o milanese d'adozione, prova nel buio “forte solitudine e paura di vivere il proprio tempo”. Pescetta l'ha raccontata partendo dall'ispirazione di Scotti e usando con generosa creatività e agile freschezza sperimentale un mix di varie forme d’arte: videoarte, poesia, narrativa e musica. E' uno degli aspetti tra l'altro più apprezzati finora dal pubblico e nei vari festival in cui il Film è stato selezionato ricevendo riconoscimenti oltre che applausi. “Ha esordito come unico film italiano in concorso al Taormina Film Festival la scorsa estate, prima di ricevere il Sigillodella Pace e il Premio Gilda al Festival di Cinema e Donne di Firenze” racconta la regista nata “nelle umide campagne venete” ma a Milano dal'92. Sempre nel 2015 “La città senza notte” è stato premiato al Sydney World Film Festival, come Best Narrative Feature Film e poi ad altri sia all'estero, a Cork, sia in Italia: al Parma Operart, all'Ortigia Film Festivaloltre che al Taormina Film Festival e a brevissimo a Milano. 

Avuta l'idea, determinante è stata “la decisione del coraggioso produttore musicale Giacomo Bruzzo di Rarenoise di investire sul film insieme a La casa dei santi” racconta Pescetta ricordando la genesi della sua pellicola a poche ore dalla proiezione meneghina: “io e Giovanni Calcagno abbiamo scritto la sceneggiatura e poi a Catania ci hanno permesso di girare il film in poco più di tre settimane”. Budget “da film indipendente”, specifica, ma ad esso si sono aggiunti “la carica e l'energia di tutti i collaboratori, il sostegno delle Catania Film Commmission, della Provincia di Catania e anche di importanti case di produzione e post produzione milanesi (Top Digital, Post Office, Wayne film, 360fx)”. Con questa mobilitazione corale Pescetta e i suoi collaboratori hanno girato “La città senza notte”. Lo zampino ce lo ha messo anche la natura, o il fato, per chi ci crede. Lei, ad esempio, è convinta che “i luoghi e la natura ci ascoltino e ci rispondano” quando si gira un film o una certa scena. Giunti alla pescheria di Catania per girare una scena rappresentativa dell'incubo di Mariko, ossessionata dalla radioattività del mare, Pescetta racconta come si siano trovati davanti ad una serie di nature morte già scenografate. Pronte all'uso. Decine di piccoli pesci caduti a terra e persone che li calpestavano. Teste di pesce spada che si ergevano come trofei sui banconi. Pescatori che si offrivano per recitare e si trasformavano in creature demoniache sotto forma di venditori ambulanti. “Tutto aveva l'atmosfera onirica del film. Giorni dopo siamo ritornati per una passeggiata e tutto era in ordine, il mercato era tornato ad essere quello di sempre”.